giovedì 14 aprile 2016

Paradisi fiscali : la crociata della malafede a stelle e strisce

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Articolo di Luca Baldelli

La crociata contro i paradisi fiscali nasconde, dietro un frasario giacobino, ammantato di fanatismo moralizzatore, i prosaicissimi e molto poco morali interessi degli Stati Uniti d’America. Non si capisce per quale motivo una potenza, che da sempre sfrutta il mondo intero, imponendo con la forza (specie da dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale) la sua valuta e i meccanismi usurari che stanno dietro alla sua creazione e diffusione, improvvisamente dovrebbe sentire la necessità di abolire, su scala planetaria, quelle agevolazioni, franchigie ed elusioni che consentono ai capitali sia di muoversi liberamente, senza pagar dazio, sia di stazionare in bardatissimi caveau di esotiche isole. Evidentemente, sotto ci dev’essere dell’altro...E infatti, come sempre accade quando si tratta degli yankees, a pensar male si fa peccato, ma ci si indovina! 

Negli Usa, e precisamente nella gaudente città di Reno (Nevada), sede di un famosissimo casinò, denominato “Eldorado“, è nato… il più colossale paradiso fiscale di tutti i tempi, con la benedizione e l’apporto attivo dei Rothschild! La crociata in atto con i “Panama Papers“, dunque, altro non è che l’ennesima operazione sporca della CIA e dei circoli finanziari americani, i quali, mescolando verità a menzogne, intendono azzerare ogni altro “paradiso fiscale“ che non sia nei confini dell’Impero americano. Altro che campagne moralizzatrici! La Svizzera, il Bahrein, Nauru e altri luoghi, che per lungo tempo hanno accolto e accolgono capitali con obblighi fiscali assai ridotti o inesistenti, sono nel mirino delle istituzioni finanziarie (FMI in testa), delle magistrature d’assalto al servizio del capitale globale che conta, dei giornali pagati dai tycoons, per il semplice motivo che fanno concorrenza agli Usa e ai piani dei loro pescecani vestiti da Paperon de Paperoni. Ecco l’origine delle legislazioni ufficialmente presentate come volte ad impedire l’esistenza dei “paradisi fiscali”! 

L’Ocse, insistentemente pressata dagli Usa, ha imposto alla Svizzera di rinunciare ad ogni trattamento di favore per i capitali presenti sul suo territorio : dal 1° gennaio 2017, non sarà possibile possedere conti segreti negli Istituti bancari della Confederazione elvetica. Le società off – shore, come le abbiamo conosciute fino ad ora, nella loro distribuzione geografica, saranno un ricordo. Naturalmente, ciò che non viene detto è che, a partire dalla stessa data, con ogni probabilità il Nevada avrà sostituito del tutto la Svizzera, varie Isole dei Caraibi e del Pacifico, diversi Paesi disseminati qua e là sul globo, nel ruolo di “paradiso fiscale“ internazionale, con tutte le gradazioni possibili dell’iride speculativa: “Pure Tax Haven” (segreto bancario assoluto ed esenzione pressoché totale dalle imposte); “No Taxation of Foreign Income” (nessuna tassa sui guadagni realizzati all’estero); “Low Taxation” (tassazione poco più che simbolica); “Special Taxation“ (regime di massimo permissivismo per la costituzione di società). Il tutto, all’insegna della doppia morale, con due pesi e quattro misure, che è l’anima della politica interna ed estera statunitense, si parli di interventi militari o di provvedimenti economico – finanziari. Dalle Isole Vergini, dalle Bahamas, è già in atto un massiccio spostamento di capitali verso i lidi a stelle e strisce, e non solo a Reno, ma anche nel Wyoming, nel South Dakota, in Florida, nel New Jersey e altrove. 

Il regime fiscale del Nevada non prevede né la corporate tax né l’industria sul capital gain: in poche parole, non c’è tassazione né su gran parte dell’imponibile delle società né sul guadagno in conto capitale, ovvero sul realizzo conseguito sulla differenza tra il prezzo di acquisto di uno strumento finanziario e il prezzo di vendita. Una vera e propria pacchia, che, per misteriose ragioni, negli Usa sarebbe legittima e anzi virtuosa, mentre in Svizzera e in altri Paesi rappresenterebbe una colpa, un crimine da punire con isteria cromwelliana. Nel frattempo, gli Usa sono saliti dal sesto al terzo posto (dietro Svizzera e Hong Kong ) nella classifica del “Financial Secrecy Index“ (“Indice di Segretezza Finanziaria“), redatta dall’organizzazione “Tax Justice network“ . Andrew Penney, manager del “Rothschild Trust“, ferrato su ogni aspetto legislativo dirimente, è lo stratega, l’architetto di questa strategia complessa e accurata di spostamento dei bastioni del segreto fiscale verso gli Usa, a partire dal resto del mondo. Nel settembre dello scorso anno, a San Francisco, egli ha tenuto una sorta di “lectio magistralis“ sulle modalità e i percorsi per dirottare capitali nella “Nuova Svizzera“, ossia negli Usa. Sfacciataggine, questa, che solo chi sa di avere le spalle ultracoperte, foderate dall’armatura di poteri forti egemoni, può permettersi!

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