mercoledì 27 maggio 2015

Storia dell'Istituto dei Professori Rossi

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Traduzione dal russo di Davide Spagnoli

Presentiamo per la prima volta in italiano un lavoro di estremo interesse su una importante pagina del processo di edificazione del socialismo in URSS. Questa pagina riguarda lo sforzo fatto dai compagni sovietici, Lenin e Stalin in primis, di creare una scuola di altissimo livello che forgiasse gli scienziati del mondo nuovo non più secondo i canoni della visione hegeliana della realtà ma secondo la visione marxista. Questo intento portò alla creazione della Scuola dei Professori Rossi. Argomento largamente misconosciuto anche nell'ambito storiografico del marxismo.
Dall'introduzione del compagno Spagnoli:

"All’indomani della vittoria nella Guerra civile i bolscevichi si trovano a governare un immenso paese, dotato di grande potenzialità per le enormi ricchezze depositate nelle acque, nel suolo e sottosuolo, e per l'esistenza di oltre un centinaio di etnie che parlavano una settantina di lingue diverse, ma con una capacità economica reale appena poco più che medievale e la stragrandissima maggioranza della popolazione ancora analfabeta.

In questo quadro desolante una delle mancanze più gravi era quella di professori in grado di trasmettere un sapere non più fondato sull’idealismo hegeliano, com’era stato fino ad allora, ma che traesse la propria visione interpretativa del mondo dal materialismo dialettico.

Già, ma questi nella Russia dell’epoca semplicemente non esistevano. C’erano alcuni e rari professori che al più avevano orecchiato qualche nozione di materialismo dialettico, ma il considerare il tutto organicamente come intendevano i marxisti russi più preparati – Lenin, Stalin, Kol’man, Yanovskaya e pochissimi altri – era per loro un compito troppo arduo.

Nel 1921 Lenin appoggiò caldamente la fondazione di un istituto che si occupasse di formare i professori nel senso indicato, e nacque così l’Istituto dei Professori Rossi (IPR), che andava ad inserirsi nelle scuole comuniste di altissimo livello assieme all’Accademia comunista e all’Università Sverdlov."

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FONTE IN RUSSO

B. Pirogovskaya., 51 - il complesso di edifici, dormitori dei "Professori Rossi"
Il complesso è stato progettato dagli Architetti DP Osipov e AM Ruhlyadeva nei primi anni '30



martedì 12 maggio 2015

L'emigrazione italiana in Francia: un nuovo punto di vista

REDAZIONE NOICOMUNISTI

di Davide Spagnoli

Emigrazione: un tema di cui si parla tutti i giorni, quasi sempre in modo emotivo, artatamente creato dagli spin doctor del controllo sociale per creare un sistema di decompressione dello scontro di classe. In questo paese ci dimentichiamo di quando eravamo noi i migranti spesso clandestini. Una meta della nostra emigrazione per lunghissimo tempo è stata la Francia. Inoltre dobbiamo ricordarci della cifra sbalorditiva della nostra emigrazione: dal 1876 al 1985 migrò qualcosa come 38 milioni di italiani.
Qui pubblichiamo l'introduzione di un libro, tutt'ora inedito, del compagno Davide Spagnoli, dal titolo: L'emigrazione italiana in Francia: un nuovo punto di vista

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venerdì 8 maggio 2015

70° Anniversario della Vittoria dell'URSS sul nazismo

REDAZIONE NOICOMUNISTI

di Danila Cucurnia


Compagni, nel giorno in cui si commemora la fine della Seconda Guerra Mondiale con la vittoria dell'Unione Sovietica sul nazismo, nel giorno in cui sulla Piazza Rossa sfileranno in parata i mezzi e gli uomini che difendono i valori conquistati sognando ancora quella bandiera rossa con la falce e martello che sventola sopra una Berlino conquistata, voglio ricordare che questo sarà un giorno di festa solo quando il nazifascismo sarà sconfitto in tutto il mondo e per sempre. Perché questo accada dobbiamo essere preparati quanto i soldati dell'Armata Rossa furono pronti! Essere preparati vuol dire avere gli strumenti della conoscenza e dell'intelligenza per saper riconoscere il nemico, il capitalismo, che è il ventre marcio dal quale nasce il nazismo. Non saperlo riconoscere vuol dire rischiare di averlo un giorno come alleato o come testa delle nostre battaglie. Dobbiamo saperci appropriare delle armi necessarie per condurre un altro tipo di guerra, quella che avremmo dovuto combattere dopo la nostra Resistenza e che invece quella Resistenza ha tradito. Capire come opera il nemico, qual è il suo punto debole, come colpirlo: questo è fondamentale ed è un dovere per ogni Comunista. Ecco che abbiamo dei Maestri che ci hanno lasciato una teoria, un esempio da seguire considerando i nostri tempi e il mondo in divenire continuo. Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e Gramsci ci danno indicazioni su quanto il capitalismo sia "difettoso" e quanto le politiche economiche socialiste, che vedono il benessere dell'uomo al primo posto e non il profitto, siano l'arma più potente per vincere sul capitalismo. Concludo queste righe che ho pensato per tutti noi con parole di Bertold Brecht alle quali sono molto legata: 

"E voi imparate che occorre vedere 

e non guardare in aria;

occorre agire e non parlare.

Questo mostro stava una volta

per governare il mondo!

I popoli lo spensero, ma ora

non cantiamo vittoria troppo presto:

il ventre da cui nacque è ancora fecondo".

mercoledì 6 maggio 2015

Hegel e la matematica di Ernst Kol'man e Sofya A. Yanovskaya

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Traduzione dal russo di Davide Spagnoli


Frontespizio della rivista “Sotto la bandiera del marxismo” che pubblicò in URSS il saggio di cui si tratta in questo articolo

Presentiamo un breve e illuminante saggio mai tradotto in italiano sul rapporto tra Hegel, la matematica e materialismo dialettico a cura di due eccellenti matematici sovietici: Ernst Kol'man e Sofya A. Yanovskaya. Un contributo fondamentale alla costruzione di una visione marxista dell'epistemologia.


Di primo acchito, una visione epistemologica marxista della matematica può sembrare avere scarsa rilevanza nel processo di edificazione del socialismo ma sentiamo invece come concludono Kol'man e Yanovskaya il loro saggio:


"Le scienze dell’Unione sovietica, tra cui la matematica sovietica, sono forti proprio perché il materialismo dialettico di Marx e di Lenin funge da filo conduttore della trasformazione, e i principi socialisti della pianificazione, a loro volta rispettando la dottrina del materialismo dialettico, dànno le direttive di cui i nuovi quadri emersi tra gli studenti proletari, in continua crescita, distinguendosi dalle stesse forze scientifiche fresche, rappresentano i portatori.

La realizzazione del piano quinquennale, l'elettrificazione dell’Unione Sovietica, la costruzione di nuove ferrovie, la creazione di gigantesche acciaierie, di miniere di carbone, ecc., l'industrializzazione dell'agricoltura collettiva, la costruzione delle città socialiste, le scuole politecniche e la liquidazione dell'analfabetismo tecnico, tutto questo pone alla matematica un gran numero di compiti che dovranno essere risolti con successo e possono avere un effetto proficuo sull’ulteriore sviluppo della teoria matematica con la pianificazione e la partecipazione collettiva sotto la direzione della sola metodologia scientifica del materialismo dialettico.".

Buona lettura.

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martedì 5 maggio 2015

Perché la NATO è terrorizzata dalla Russia

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Traduzione di Guido Fontana Ros

Presentiamo un breve, semplice ma interessante articolo sulla recentissima situazione geopolitica internazionale a firma di Pepe Escobar apparso su RT com. Sulla nostra stampa raramente troverete qualcosa di analogo.

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STORICO STATUNITENSE: STALIN NON È COLPEVOLE DEI GRAVI CRIMINI DI CUI È ACCUSATO (KATYN)

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Traduzione di Davide Spagnoli

Presentiamo una traduzione di un'interessante intervista a Grover Furr, storico dell'URSS del periodo "staliniano" pubblicata sulla rivista web Russia-Insider il 1 maggio 2015. In essa brevemente vengono spiegate le ragioni basate su FATTI storici per cui uno dei cavalli di battaglia dell'anticomunismo, la strage di Katyn di ufficiali polacchi attribuita al NKVD sovietico sia nient'altro che la reiterazione della bufala costruita da Goebbels nella primavera del 1943.

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domenica 3 maggio 2015

L'offensiva di gennaio: dalla Vistola all'Oder

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Traduzione di Guido Fontana Ros






Natale 1944, Adler Host, quartier generale di Hitler, sui Monti Taunus. Il generale Guderian, capo di stato maggiore della Wermacht, accorso da Berlino, in vista dell'imminente offensiva sovietica, chiede a Hitler, di arretrare il Fronte Orientale, di evacuare la Prussia Orientale, di fermare le ormai esaurite offensive delle Ardenne e di Budapest e di inviare subito le forze così liberate a oriente.
Hitler risponde che quello dei russi è il "più grande bluff dopo Gengis Kahn", supportato anche da Himmler che si era riscoperto geniale stratega...
Infatti nelle primissime ore del mattino del 12 gennaio, dal saliente di Baranow appena oltre la Vistola, 420 pezzi di artiglieria sovietici per miglio, scatenano l'apocalisse sui tedeschi. Lo sbarramento dura tre ore. Poi parte all'assalto la fanteria che affonda come una lama incandescente nel burro. A mezzogiorno gli ampi varchi aperti nel fronte tedesco vengono attraversati da oltre 1000 carri armati. 3 divisioni panzer del XXXXVIII Panzer Corps nel pomeriggio sono cancellate dalla faccia della terra. Le riserve tedesche? Stupidamente Hitler si era ostinato a tenerle vicinissime alla prima linea per cui vengono cancellate dall'inferno dello sbarramento di artiglieria russo.
I tedeschi hanno anche la fortuna che le condizioni meteo sono proibitive per l'aviazione russa, altrimenti il massacro sarebbe stato totale.
Nelle ore successive negli altri salienti, dai Carpazi a sud fino al Baltico a nord, si scatenano furiosi attacchi russi.
Comincia una cavalcata, al ritmo di 50 km al giorno, nonostante i disperati contrattacchi tedeschi, che porta i sovietici sull'Oder, il 3 febbraio, a 70 km da Berlino.
Centinaia di migliaia di profughi tedeschi intasano le strade in una disperata fuga verso occidente. I nazisti provano sulla loro pelle l'amara medicina che hanno propinato all'Europa.
La Germania ha perso.

Presentiamo la traduzione in 2 parti del XIX capitolo dell'opera Stalingrad to Berlin: The German Defeat in the East di Earl F. Ziemke.
Abbiamo scelto quest'opera perché è abbastanza onesta e si basa su documenti dell'epoca sia di parte sovietica che di parte tedesca. L'autore certamente non è dei nostri, è uno storico militare USA con un passato nei marines ma non è nutrito dei pregiudizi antisovietici e sostanzialmente anticomunisti nella misura in cui lo sono gli storici italiani che si sono occupati del tema.

TRADUZIONE IN PDF PARTE I

TRADUZIONE IN PDF PARTE II

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