giovedì 20 settembre 2012

La posizione di Stalin circa l'insurrezione in Italia dopo il 1945

NOICOMUNISTI

REDAZIONE NOICOMUNISTI


Vanno fatte alcune precisazioni in merito alla "mancata presa del potere nel primo dopoguerra da parte del Pci".
  1. La situazione internazionale: l'URSS usciva da un tremendo conflitto, l'armamento nucleare USA, l'esperienza della durissima sconfitta in Grecia al tentativo di presa del potere da parte del Partito Comunista, la politica quantomeno "ambigua" della Jugoslavia di Tito, la presenza di truppe USA, la possibilità di un intervento di truppe francesi e inglesi.
  2. Il PCI era sì molto forte ma non disponeva di armi sufficienti, di un servizio di informazioni ecc (vedere nell'articolo i rilievi di Stalin)
  3. Quindi non è che il PCI abbandonò l'idea della presa del potere per ragioni revisionistiche ma per considerazioni strategico militari
  4. In questo caso, la critica rivolta a Togliatti non deve essere incentrata tanto sull'abbandono dell'idea dell'insurrezione ma sul fatto che egli se ne servì per spingersi fino alla progressiva e totale eliminazione dal PCI, di tutti gli elementi provenienti dalla lotta partigiana

TRATTO DA UN ARTICOLO INEDITO SULLA QUESTIONE DELL'INSURREZIONE ARMATA E DEL PCI DI DAVIDE SPAGNOLI

La "Volante Rossa"
“Dal 12 al 14 dicembre 1947 Pietro Secchia, all'epoca Vicesegretario del PCI e responsabile dell'Ufficio Organizzazione, è a Mosca per una serie di incontri con Zdanov e con Stalin. Il 1947 è un anno estremamente duro per il PCI. Il I maggio, come abbiamo visto, avviene la strage di Portella della Ginestra, il 2 giugno De Gasperi espelle i comunisti dal governo. Sempre in giugno continua l’attacco armato nei confronti del PCI e delle sue sedi in Sicilia, in luglio viene formata una fitta rete di organizzazioni reazionarie parafasciste, e falsi raggruppamenti comunisti e socialisti che hanno lo scopo di fare da agenti provocatori contro la sinistra. Il nuovo governo De Gasperi fa piazza pulita di tutti i partigiani entrati nella pubblica amministrazione e in novembre viene rimosso il prefetto di Milano Ettore Troilo, l’ultimo proveniente dalla Resistenza. In tutta Italia i comunisti vengono espulsi dai luoghi di lavoro e gli ex fascisti tornano ad occupare i posti che già detenevano durante il regime di Mussolini. Si moltiplicano anche gli atti di violenza della polizia – nella quale sono fortemente presenti gli ex fascisti - nei confronti degli operai in lotta. Quindi quando Secchia giunge a Mosca il PCI è sottoposto da mesi ad un forte attacco. Durante i colloqui moscoviti Secchia, il 12 dicembre 1947, interroga Stalin chiedendogli « […] Voi ritenete che adesso la situazione internazionale sia tale che si debba evitare nel momento attuale di trasformare la lotta in guerra civile? ».

(1)Vale la pena leggere con attenzione quanto Stalin risponde a Secchia due giorni dopo, il 14 dicembre, « Noi riteniamo che adesso non si debba adottare la linea dell'insurrezione, ma bisogna essere pronti, nel caso il nemico attacchi. Sarebbe bene rafforzare le organizzazioni dei partigiani italiani, accumulare più armi. Sarebbe bene avere un proprio servizio di informazioni, che possa procurare notizie sui piani del nemico. Bisogna farlo, in modo che il nemico non colpisca a sorpresa. Bisogna introdurre qualcuno nei quartier generali e negli organi dirigenti dell’avversario. Se questo è difficile, allora si deve stringere conoscenza con persone che hanno notizie sul lavoro dei quartier generali e degli organi dirigenti dell’avversario. In una parola, bisogna non essere ciechi, ma avere occhi, avere un servizio di informazioni. […] Il compagno Stalin ripete che, così, in primo luogo bisogna avere un servizio di informazioni,preparare i quadri ad esso necessari, e in secondo luogo bisogna avere un servizio di sicurezza. Dal servizio di sicurezza, in seguito, può svilupparsi una forza armata, se sarà necessario. Inoltre bisogna avere propri uomini nelle forze armate del governo e nella polizia. […] » 2. Stalin, che di insurrezioni s’intende per davvero e conosce profondamente il PCI e i suoi dirigenti, dice apertamente a Secchia che i comunisti italiani sono troppo lontani dall’avere la struttura, l’organizzazione e la massa critica anche solo per poter pensare all’insurrezione. Il Partito comunista di Togliatti, come abbiamo visto, è proiettato in direzione opposta, e infatti Stalin sottolinea come siano deboli le organizzazioni dei partigianie scarse le armi, inesistenti il servizio informazione, la penetrazione negli apparati dello Stato e il servizio di sicurezza. Quindi la svolta di Salerno, e con essa il Partito nuovo, non sono un espediente propagandistico finalizzato a nascondere le vere intenzioni insurrezionali dei comunisti, ma rappresenta la reale e concreta trasformazione del PCI che si appresta a difendere la fragile democrazia conquistata con le armi, dandosi, per prima cosa, quella prospettiva politica di lungo respiro che farà del PCI il grande difensore della Repubblica nata dalla Resistenza. Altro che insurrezione, dice Stalin a Secchia, in questo dando un implicito riconoscimento di grande capacità politica a Togliatti, il futuro campo di battaglia per i comunisti italiani sarà la difesa della democrazia, costata al popolo italiano e alle forze democratiche e al PCI in particolare, un prezzo enorme. E nonostante la repressione e le provocazioni di De Gasperi, il Partito comunista sarà il vero fulcro dello sviluppo della democrazia italiana. Dunque anche sul piano militare il PCI non aveva preparato niente per la prospettiva dell’ora x dell’insurrezione armata.”
Genova 25 aprile 1947. P. Castagnino, L. Longo, P. Togliatti, P. Secchia.
(1) Dagli archivi di Mosca. L'Urss, il Cominform e il PCI. 1943-1951, Carocci 1998, p. 2872 Ibidem, p. 289-290

Va aggiunto che Pietro Secchia all'epoca era vice segretario del PCI e responsabile dell'Ufficio quadri, il che significa che era lui che aveva in mano tutta la dirigenza intermedia del PCI, quindi quando Stalin gli dice che non ci sono le condizioni per andare avanti, si riferisce al suo operato, visto il grado e il ruolo che Secchia ricopriva nel PCI. Secchia, non va dimenticato, ha commissariato tutte le federazioni dell'Emilia-Romagna, escludendo dal ruolo e dal grado tutti, ripeto tutti, i segretari coinvolti nella Resistenza. La federazione di Forlì, ad esempio, è stata commissariata dal 1947 al 1956!!! E la decisione fu presa proprio da Secchia!!! 
Inoltre Secchia resterà nei ruoli sopra citati fino all'inizio del gennaio 1955.

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